Fase strategica per la buona riuscita del progetto di salvaguardia della biodiversità e della Trota mediterranea promosso dalla Regione Umbria con il supporto tecnico e scientifico del Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie dell’Università degli Studi di Perugia
Ha preso avvio nella giornata di venerdì 8 gennaio la fase di riproduzione in cattività della Trota mediterranea presso l’Impianto Ittiogenico di Borgo Cerreto gestito dalla Regione Umbria.
Si tratta di una fase strategica e determinante per il successo del progetto di recupero della specie avviato nel 2016 dalla Regione Umbria con la collaborazione del Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie dell’Università degli Studi di Perugia per la ricerca, selezione e produzione di trote mediterranee da ripopolamento.
Attualmente l’impianto Ittiogenico di Borgo Cerreto ospita un significativo stock di trote mediterranee prodotte a partire da riproduttori selvatici, catturati nei corsi d’acqua del bacino del Nera e selezionati su base genetica secondo criteri rigorosi dal punto di vista scientifico. Tale stock, costituito da riproduttori appartenenti alla specie autoctona “Trota mediderranea” (Salmo cettii), è destinato alla produzione di novellame qualificato dal punto di vista genetico e quindi utilizzabile nei piani di recupero della specie.
La fase di riproduzione in cattività
Sugli esemplari femmina di trota, viene operata la “spremitura”, una pratica manuale che consente la fuoriuscita delle uova. Una femmina riesce a produrre circa 2.000/2.500 uova per kg di peso corporeo e del diametro di circa 4/5 millimetri. Le uova raccolte vengono poi mescolate con il seme delle trote maschio, per consentire la fecondazione e successivamente collocate in un incubatoio alimentato da acqua di ottima qualità e ben protette dalla luce. Occorreranno circa 40 giorni per la schiusa degli avannotti e poi altri 40 giorni prima che questi si possano alimentare da soli, dopo avere riassorbito il sacco vitellino da cui traggono il primo nutrimento.
Le operazioni sono state condotte da Elio Giovannini, responsabile operativo dell’Impianto Ittiogenico, dalla Dott.ssa Lucia Ghetti della Sezione Tutela patrimonio ittico e pesca sportiva della Regione Umbria e responsabile del progetto, dal Dott. Massimo Lorenzoni e dalla Dott.ssa Antonella Carosi del Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie dell’Università degli Studi di Perugia e dall’Ittiologo Dott. Fabio Borghesan.
La reintroduzione e la salvaguardia della Trota mediterranea.
“Il progetto per il recupero della Trota mediterranea della Regione Umbria sta ottenendo ottimi risultati – dichiara la Dott.ssa Lucia Ghetti – soprattutto se si considera che ci troviamo di fronte ad una specie non facile da gestire in cattività. Contiamo di poter cominciare presto anche con la fase successiva di reintroduzione dei primi avannotti nei fiumi di origine”.
La trota mediterranea è una specie vulnerabile in Europa, in pericolo di estinzione in Italia ed è inclusa nella Lista rossa dei vertebrati italiani come “a rischio critico” a causa di numerose captazioni idriche, eccessiva mortalità da attività di pesca sportiva e non ultimo, a causa di immissioni di trote non autoctone per finalità di pronta pesca che sono causa di ibridazione con conseguente perdita della purezza genetica.
I corsi d’acqua appenninici, nella parte montana dove risiedono le popolazioni di trota, sono particolarmente vulnerabili nei confronti dei cambiamenti climatici globali. Qui si manifestano con maggiore evidenza diminuzione delle portate idriche e aumento della temperatura dell’acqua. Si tratta, infatti, di corsi d’acqua di modeste dimensioni, con spiccate caratteristiche torrentizie e soggetti a periodi di magra nei mesi estivi. In tali ambienti la trota risulta spesso la sola specie presente, grazie alla capacità di adattamento delle popolazioni alle caratteristiche idrogeologiche dei bacini calcarei e fortemente permeabili dell’Appennino centrale.
La trota mediterranea costituisce una delle specie ittiche di maggiore importanza per la pesca sportiva, in grado di richiamare l’interesse di una grande massa di appassionati. L’intero bacino idrografico del fiume Nera, grazie alle proprie caratteristiche e all’elevato grado di qualità ambientale che ancora lo caratterizza, risulta ancora oggi particolarmente adatto ad ospitare popolazioni ben strutturate di questa specie che, prima che i ripopolamenti effettuati con trote alloctone di origine atlantica ne compromettessero l’integrità genetica, risultava dominante nelle acque del Nera e dei suoi affluenti.